Nella successiva, si può ammirare un crocifisso ligneo
del '600 raffrontabile con un'altra scultura simile conservata nella chiesa di
S.Bartolomeo e donata dal card. Baronio.
Dopo aver salito i pochi gradini che separano il presbiterio dal resto della chiesa, ci troviamo nella cappella del Rosario o del Sacramento, restaurata dal vescovo Iannotta nel 1912 e delimitata da una balaustra in stile barocco, realizzata nel 1925 dall'ebanista sorano Vincenzo Domenico De Donatis.
A sinistra della porta di accesso alla cappella del Purgatorio, è inserito nella parete un tabernacolo seicentesco in marmo, notevole per la ricerca prospettica nella forma di tempietto, anche se le figure sono rese con una certa sommarietà; gli angeli, nella lunetta in alto, sorreggono il calice con l'ostia, mentre un serafino, in basso, si inserisce tra due delfini incrociati con le code legate da un nastro.
Una lapide marmorea del 1763 ricorda il nobile sorano Giuseppe Magnoni, mentre
una pietra sepolcrale del 1626 era la
lista dell'avello del vescovo Girolamo Giovannelli; un'altra lapide con
indicazione cronologica, 1607, ricorda il vescovo Giulio Calvo alvitano.
Nella cappella del Purgatorio , si può meritatamente rivolgere ogni attenzione a un trittico della seconda metà del sec.XV raffigurante Cristo Salvatore e benedicente fra due angeli.
Trittico
della seconda metà del sec.XV raffigurante Cristo Salvatore e benedicente fra
due angeli, mentre sorregge un libro aperto in cui si distingue l'iscrizione
"EGO SUM ALPHA ET INITIUM", sulla sua aureola "JESUS
CRISTUS" mentre, in basso, "IOANNIS" e, a destra, la data
illegibile.
La figura del Cristo nello scomparto centrale cita un modello iconografico largamente diffuso nella zona, quello del trittico del Salvatore di Antonio da Alatri, operante nella prima metà del '400, legato a Gentile da Fabriano e alla scuola tardo-gotica abruzzese.
La figura del Cristo nello scomparto centrale cita un modello iconografico largamente diffuso nella zona, quello del trittico del Salvatore di Antonio da Alatri, operante nella prima metà del '400, legato a Gentile da Fabriano e alla scuola tardo-gotica abruzzese.
L'opera del pittore sorano, restaurata nel 1975, ne conserva solo l'impronta esteriore.
Gli scomparti laterali risentono invece di forti influssi del Gozzoli, sia nel frastagliarsi delle pieghe degli abiti che nella caratteristica posizione delle mani e nei riccioli dei capelli. Si possono, a tal proposito, operare confronti diretti con l'affresco della cappella del palazzo dei Medici a Firenze.