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RIFLESSIONE DEL PARROCO - CONSIGLIO PARROCCHIALE 22 NOVEMBRE 2013

Carissimi,
il nostro Consiglio Pastorale Parrocchiale ci chiama, ancora una volta, a confrontarci per crescere nella comunione ed edificare la comunità.
Cosa resterà della nostra comunità? Cosa sarà di noi e dei luoghi in cui ci incontriamo e celebriamo? Siamo chiamati a continuare a “lavorare”, così persevereremo e salveremo la vita parrocchiale: a questo ci ha esortato il Vangelo di domenica scorsa.
Ma il nostro cammino vede dinanzi a noi la meta del S. Natale: cosa rappresenterà questo grandioso evento per tutti noi?
La comunità parrocchiale, allora, è bene pensarla come una culla vuota.
Immaginate un presepe con una culla vuota, senza il bambino, non è forse la grande provocazione a rinascere di nuovo, a ritornare bambini, ad aprire i sentieri dell’anima, a ritrovare nuovi orizzonti?
Dio vive per il nostro amore, sta a noi aiutarlo a incarnarsi nella nostra comunità.
Il Natale che viene è l’abbraccio di Dio, esso viene ad abbracciare la nostra famiglia parrocchiale e l’abbraccio della comunità è la fraternità che nasce tra di noi, fatta della semplicità di un bambino che vuole giocare con tutti, a cui piace stare con gli amici, che scusa e perdona immediatamente, che trova ristoro e fa trionfare sempre la verità, che accoglie nella culla del suo cuore il Signore Gesù, lo attende fiducioso, lo celebra con gioia e lo testimonia con la bellezza della sua fede.
La comunità parrocchiale è, allora,  come la sinfonia di un Presepe, dove tutti si meravigliano delle cose che si fanno e si dicono.

Come vorrei che lo stupore risuonasse forte in ognuno di voi! Lo stupore quando ci si ritrova insieme e ci si ascolta; lo stupore quando si condividono le decisioni e ci si orienta verso scelte comuni; lo stupore quando ci ritroviamo come famiglie e partecipiamo alla vita della Chiesa; lo stupore quando cantiamo la nostra fede e la testimoniano ai giovani; lo stupore nel far rivivere la sinfonia di quel presepe che dona fiducia e coraggio a tutti; lo stupore nel riconoscere il dono della pace che il Natale ci porta!

In questi primi mesi dell’anno abbiamo individuato alcune priorità e le stiamo percorrendo: con quale respiro?
La sinfonia del presepe ci dona un respiro caldo, quello dell’asino e del bue, capace di riscaldare il povero e infreddolito Bambino.  Respirare significa vivere. Essere fedeli è l’atteggiamento normale e genuino da condividere per aiutarci a capire e a fare la volontà di Dio in ciò che ci viene chiesto.

Abbiamo strutturato gli itinerari della catechesi e rinnovata l’esperienza dell’ACR; abbiamo ripreso gli incontri di formazione degli adulti con appuntamenti settimanali; abbiamo seminato speranza, arricchendo di presenze le Cappellanie,  coordinando disponibilità e promuovendo realtà ed esperienze; abbiamo vissuto momenti unitari di preghiera e di festa, riconoscendo il valore della grande famiglia parrocchiale e del suo ritrovarsi insieme; abbiamo chiesto trasparenza e coerenza, nell’esortare a rendere i luoghi e gli spazi della celebrazione dignitosi,  perchè ogni Cappellania abbia il necessario; ad ognuna di esse poi abbiamo chiesto che si faccia un inventario degli oggetti sacri, che sia chiara l’amministrazione, con un bilancio da consegnare a conclusione dell’anno, che si scrivano le messe con le firme dei sacerdoti celebranti e si registrino in un’agenda le intenzioni dell’anno, lasciando il sabato libero da ogni eventuale intenzione,  dopo aver chiaramente consultato il sacerdote referente.

Ma ora siamo chiamati a guardare avanti!

L’Avvento sarà un bel tempo liturgico e la “corona di avvento”, con l’accensione delle candele,  ritmerà i giorni verso il Natale: si tratterà di preparare questo bel clima domenicale. I canti e le preghiere siano ben curate, esprimano la bellezza della fede, la stessa catechesi e le celebrazioni siano significative.

Noi ci incontreremo con i canti di Natale, Domenica 22 Dicembre e per la Tombolata Domenica 5 Gennaio, occasioni di festa e di fraternità.
Il Natale con i suoi presepi nelle comunità renderà i nostri luoghi evocativi del mistero!

Il presepe però non può essere fatto sotto l’altare, ma in un luogo idoneo della Chiesa; invece presso l’altare si ponga il Bambino Gesù, ornato di fiori e di ceri.
Nel giorno di Natale saranno celebrate tutte le S. Messe, ma nella Notte, non possiamo esprimere un bel segno di comunione nella Chiesa Cattedrale, intorno al Vescovo, arrivando con delle fiaccole dai vari luoghi della Parrocchia e alla fine ricevere il Bambino da collocare nelle varie Cappellanie e alla fine della celebrazione preparare un momento per esprimerci l’augurio natalizio?

Concludendo, vorrei ricordare come nella stalla di Betlemme cielo e terra si toccano. Il cielo è venuto sulla terra. Per questo, da lì emana una luce per tutti i tempi, per questo lì s’accende la gioia, per questo lì nasce il canto.
Sant’Agostino, interpretando l’invocazione della Preghiera del Signore: “Padre nostro che sei nei cieli”, domanda: che cosa è questo – il cielo? E dove è il cielo? Segue una risposta sorprendente: “…che sei nei cieli – ciò significa: nei santi e nei giusti. I cieli sono, sì, i corpi più alti dell’universo, ma tuttavia corpi, che non possono essere se non in un luogo.
Se, però, si crede che il luogo di Dio sia nei cieli come nelle parti più alte del mondo, allora gli uccelli sarebbero più fortunati di noi, perché vivrebbero più vicini a Dio. Ma non è scritto: ‘Il Signore è vicino a quanti abitano sulle alture o sulle montagne’, ma invece: ‘Il Signore è vicino ai contriti di cuore’ (Sal 34,19), espressione che si riferisce all’umiltà. Come il peccatore viene chiamato ‘terra’, così al contrario il giusto può essere chiamato ‘cielo’” (Serm. in monte II 5, 17).
 Il cielo non appartiene alla geografia dello spazio, ma alla geografia del cuore. E il cuore di Dio, nella Notte santa, si è chinato giù fin nella stalla: l’umiltà di Dio è il cielo. E se andiamo incontro a questa umiltà, allora tocchiamo il cielo. Allora diventa nuova anche la terra. Con l’umiltà dei pastori mettiamoci in cammino anche noi verso il Bimbo nella stalla!
Tocchiamo l’umiltà di Dio, il cuore di Dio! Allora la sua gioia toccherà ciascuno di noi e solo così renderemo più luminosa la nostra comunità parrocchiale.

Don Alfredo Di Stefano
                                                                                                               Parroco
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