il nostro Consiglio Pastorale
Parrocchiale ci chiama, ancora una volta, a confrontarci per crescere nella
comunione ed edificare la comunità.
Cosa resterà della nostra comunità? Cosa
sarà di noi e dei luoghi in cui ci incontriamo e celebriamo? Siamo chiamati a continuare
a “lavorare”, così persevereremo e salveremo la vita parrocchiale: a questo ci
ha esortato il Vangelo di domenica scorsa.
Ma il nostro cammino vede dinanzi a noi
la meta del S. Natale: cosa rappresenterà questo grandioso evento per tutti noi?
Immaginate un presepe con una culla
vuota, senza il bambino, non è forse la grande provocazione a rinascere di
nuovo, a ritornare bambini, ad aprire i sentieri dell’anima, a ritrovare nuovi
orizzonti?
Dio vive per il nostro amore, sta a noi
aiutarlo a incarnarsi nella nostra comunità.
Il Natale che viene è l’abbraccio di
Dio, esso viene ad abbracciare la nostra famiglia parrocchiale e l’abbraccio
della comunità è la fraternità che nasce tra di noi, fatta della semplicità di
un bambino che vuole giocare con tutti, a cui piace stare con gli amici, che
scusa e perdona immediatamente, che trova ristoro e fa trionfare sempre la
verità, che accoglie nella culla del suo cuore il Signore Gesù, lo attende
fiducioso, lo celebra con gioia e lo testimonia con la bellezza della sua fede.
La comunità parrocchiale è, allora, come la sinfonia di un Presepe, dove tutti si
meravigliano delle cose che si fanno e si dicono.
Come vorrei che lo stupore risuonasse forte in ognuno di voi! Lo stupore quando ci si
ritrova insieme e ci si ascolta; lo stupore quando si condividono le decisioni
e ci si orienta verso scelte comuni; lo stupore quando ci ritroviamo come
famiglie e partecipiamo alla vita della Chiesa; lo stupore quando cantiamo la
nostra fede e la testimoniano ai giovani; lo stupore nel far rivivere la
sinfonia di quel presepe che dona fiducia e coraggio a tutti; lo stupore nel
riconoscere il dono della pace che il Natale ci porta!
In questi primi mesi dell’anno abbiamo
individuato alcune priorità e le stiamo percorrendo: con quale respiro?
La sinfonia del presepe ci dona un respiro caldo, quello dell’asino e del
bue, capace di riscaldare il povero e infreddolito Bambino. Respirare significa vivere. Essere fedeli è
l’atteggiamento normale e genuino da condividere per aiutarci a capire e a fare
la volontà di Dio in ciò che ci viene chiesto.
Abbiamo strutturato gli itinerari della
catechesi e rinnovata l’esperienza dell’ACR; abbiamo ripreso gli incontri di
formazione degli adulti con appuntamenti settimanali; abbiamo seminato
speranza, arricchendo di presenze le Cappellanie, coordinando disponibilità e promuovendo
realtà ed esperienze; abbiamo vissuto momenti unitari di preghiera e di festa,
riconoscendo il valore della grande famiglia parrocchiale e del suo ritrovarsi
insieme; abbiamo chiesto trasparenza e coerenza, nell’esortare a rendere i
luoghi e gli spazi della celebrazione dignitosi, perchè ogni Cappellania abbia il necessario;
ad ognuna di esse poi abbiamo chiesto che si faccia un inventario degli oggetti
sacri, che sia chiara l’amministrazione, con un bilancio da consegnare a
conclusione dell’anno, che si scrivano le messe con le firme dei sacerdoti
celebranti e si registrino in un’agenda le intenzioni dell’anno, lasciando il
sabato libero da ogni eventuale intenzione,
dopo aver chiaramente consultato il sacerdote referente.
Ma
ora siamo chiamati a guardare avanti!
L’Avvento sarà un bel tempo liturgico e
la “corona di avvento”, con l’accensione delle candele, ritmerà i giorni verso il Natale: si tratterà
di preparare questo bel clima domenicale. I canti e le preghiere siano ben curate, esprimano la bellezza della fede, la stessa
catechesi e le celebrazioni siano significative.
Noi ci incontreremo con i canti di
Natale, Domenica 22 Dicembre e per la Tombolata Domenica 5 Gennaio, occasioni
di festa e di fraternità.
Il Natale con i suoi presepi nelle
comunità renderà i nostri luoghi evocativi del mistero!
Il presepe però non può essere fatto
sotto l’altare, ma in un luogo idoneo della Chiesa; invece presso l’altare si
ponga il Bambino Gesù, ornato di fiori e di ceri.
Nel giorno di Natale saranno celebrate
tutte le S. Messe, ma nella Notte, non possiamo esprimere un bel segno di
comunione nella Chiesa Cattedrale, intorno al Vescovo, arrivando con delle
fiaccole dai vari luoghi della Parrocchia e alla fine ricevere il Bambino da
collocare nelle varie Cappellanie e alla fine della celebrazione preparare un
momento per esprimerci l’augurio natalizio?
Concludendo, vorrei ricordare come nella stalla
di Betlemme cielo e terra si toccano. Il cielo è venuto sulla terra. Per
questo, da lì emana una luce per tutti i tempi, per questo lì s’accende la
gioia, per questo lì nasce il canto.
Sant’Agostino, interpretando l’invocazione della
Preghiera del Signore: “Padre nostro che sei nei cieli”, domanda: che cosa è
questo – il cielo? E dove è il cielo? Segue una risposta sorprendente: “…che
sei nei cieli – ciò significa: nei santi e nei giusti. I cieli sono, sì, i
corpi più alti dell’universo, ma tuttavia corpi, che non possono essere se non
in un luogo.
Se, però, si crede che il luogo di Dio sia nei cieli
come nelle parti più alte del mondo, allora gli uccelli sarebbero più fortunati
di noi, perché vivrebbero più vicini a Dio. Ma non è scritto: ‘Il Signore è
vicino a quanti abitano sulle alture o sulle montagne’, ma invece: ‘Il Signore
è vicino ai contriti di cuore’ (Sal 34,19), espressione che si
riferisce all’umiltà. Come il peccatore viene chiamato ‘terra’, così al
contrario il giusto può essere chiamato ‘cielo’” (Serm. in monte II
5, 17).
Il cielo non
appartiene alla geografia dello spazio, ma alla geografia del cuore. E il cuore
di Dio, nella Notte santa, si è chinato giù fin nella stalla: l’umiltà di Dio è
il cielo. E se andiamo incontro a questa umiltà, allora tocchiamo il cielo.
Allora diventa nuova anche la terra. Con l’umiltà dei pastori mettiamoci in
cammino anche noi verso il Bimbo nella stalla!
Tocchiamo l’umiltà di Dio, il cuore di Dio! Allora la sua
gioia toccherà ciascuno di noi e solo così renderemo più luminosa la nostra
comunità parrocchiale.
Don Alfredo Di
Stefano
Parroco