Vorrei ricordare nell'elencare le tre qualità essenziali del catechista - testimone, insegnante, educatore - quella del testimone viene posta al primo piano come dote principale che dà valore e condiziona tutte le altre. Ma non bisogna mai dimenticare, e il Documento Base lo richiama nel dovuto modo, che prima di pensare e di preoccuparsi di quanto deve fare o essere nei confronti degli altri, ogni cristiano è invitato a pensare a se stesso, ai doveri e agli impegni richiesti dal suo essere «discepolo» del Signore.
«Testimone di Cristo Salvatore, ogni catechista deve sentirsi e apparire, lui pure, un salvato: uno che ha avuto non da sé, ma da Dio, la grazia della fede, e si impegna ad accoglierla e a comprenderla, in un atteggiamento di umile semplicità e di sempre nuova ricerca. Educatore dei fratelli nella fede, egli è debitore verso tutti del Vangelo che annuncia; dalla fede e dalla testimonianza di tutti, egli si lascia a sua volta educare» (RdC 185).
Aspetto questo che è stato molto ben ripreso dagli Orientamenti e itinerari di formazione dei catechisti (Cei, 1991) dove, nel capitolo dedicato ai vari atteggiamenti spirituali richiesti al catechista (testimone - missionario - compagno di strada - uomo delle armonie), viene premesso come primo l'atteggiamento del «catechista discepolo»: atteggiamento indispensabile per comprendere che alla base della disponibilità a servire la fede deve esserci sempre l'umile e grato riconoscimento che la fede è sempre un dono ricevuto, una grazia preziosa ed è indispensabile, sempre e per tutti, far giocare nel giusto modo il rapporto vocazione-servizio.
Negli Orientamenti si legge infatti che «i catechisti sanno che non diventano maestri che ripetono nozioni acquisite, ma camminano nel discepolato, dove la lunga esperienza di ascolto abilita ad accogliere la Parola nell'oggi della Chiesa e dell'uomo, assieme ai propri fratelli, per favorire la comprensione e la fruttuosità. La cura per personali momenti di preghiera, di docile ascolto della Parola, di cordiale scambio ecclesiale e di accordo con i pastori è via normale e indispensabile per mantenere vero il proprio servizio, vincolandolo al suo fondamento evangelico che è il discepolato nella Chiesa».
Aspetto questo che è stato molto ben ripreso dagli Orientamenti e itinerari di formazione dei catechisti (Cei, 1991) dove, nel capitolo dedicato ai vari atteggiamenti spirituali richiesti al catechista (testimone - missionario - compagno di strada - uomo delle armonie), viene premesso come primo l'atteggiamento del «catechista discepolo»: atteggiamento indispensabile per comprendere che alla base della disponibilità a servire la fede deve esserci sempre l'umile e grato riconoscimento che la fede è sempre un dono ricevuto, una grazia preziosa ed è indispensabile, sempre e per tutti, far giocare nel giusto modo il rapporto vocazione-servizio.
Negli Orientamenti si legge infatti che «i catechisti sanno che non diventano maestri che ripetono nozioni acquisite, ma camminano nel discepolato, dove la lunga esperienza di ascolto abilita ad accogliere la Parola nell'oggi della Chiesa e dell'uomo, assieme ai propri fratelli, per favorire la comprensione e la fruttuosità. La cura per personali momenti di preghiera, di docile ascolto della Parola, di cordiale scambio ecclesiale e di accordo con i pastori è via normale e indispensabile per mantenere vero il proprio servizio, vincolandolo al suo fondamento evangelico che è il discepolato nella Chiesa».