RITROVARE
LA GIOIA DELLA FEDE E L’ENTUSIASMO
PER COMUNICARLA
Carissimi,
eccoci a
condividere un momento di comunione e di confronto, di formazione e di
spiritualità, per ritrovare insieme la gioia della fede e l’entusiasmo per
comunicarla nella nostra comunità parrocchiale e nella zona di Sora, che con il
passare degli anni cambiano velocemente il volto.
Noi in questi
anni ci siamo interrogati spesso sulle ragioni che rendevano particolarmente
urgente oggi capire la nostra presenza nel territorio e come aiutare a credere,
e per questo abbiamo operato delle scelte e individuato percorsi, cercando
soprattutto di offrire la nostra testimonianza.
Guardando il
prossimo anno pastorale che si apre davanti a noi, con le linee pastorali
offertaci dal nostro Vescovo, “La tua
fede ti ha salvato”, accogliamo in questo nostro incontro la sua
provocazione: “ è' necessario che ogni
comunità, ogni parrocchia, ogni Consiglio pastorale si domandi: la nostra
Comunità sta annunciando, nelle varie forme e attraverso le varie sue attività,
Gesù crocifisso e risorto, quindi il Vangelo, o sta facendo solo devozioni e celebrazioni
sterili, abitudinarie, stantie ?”
E allora io
direi, come continuare a camminare? Quali scelte operare? Come accogliere le
sollecitazioni dell’Anno della fede?
Per ben accogliere
e vivere l’ Anno della fede come una grazia che Dio ci offre è, anzitutto,
necessario che noi ne comprendiamo e interiorizziamo le motivazioni di fondo.
Siamo chiamati a
prendere coscienza che la fede è il principio e il fondamento della vita
cristiana e della Chiesa stessa. Si tratta, quindi, di ritornare al centro, al
cuore della nostra vita e della vita della comunità. In verità, la fede -
poiché è rapporto con Dio - è sempre da riscoprire, da rifondare, da
purificare, da elevare, da far crescere perché di fede - secondo il Vangelo -
ne abbiamo sempre poca.
L'Anno della fede
ci provoca ancora, dunque, ad andare
all'essenziale, a ritrovare l'anima, l’ ispirazione vitale del nostro
essere cristiani e del nostro operare.
Una seconda
ragione, che sta alla base dell'Anno della fede, attiene alla situazione nella
quale viviamo, alle trasformazioni in atto, alla mentalità, ai modelli e agli
stili di vita che troppo facilmente si lasciano condizionare dai cambiamenti
socio - culturali, presenti anche nel nostro territorio.
La fede, nel
contesto attuale, sempre meno si trasmette per semplice tradizione culturale e
sociologica, sempre di più è una scelta
personale motivata.
Sono da ben pesare
le parole che Papa Benedetto XVI ha pronunciato nell'omelia tenuta a Mestre
alcuni anni fa in preparazione al Convegno di Aquileia:
"Oggi questo essere di Cristo rischia di
svuotarsi della sua verità e dei suoi contenuti più profondi; rischia di
diventare un orizzonte che solo superficialmente - e negli aspetti piuttosto sociali
e culturali -, abbraccia la vita; rischia di ridursi ad un cristianesimo nel
quale l'esperienza di fede in Gesù crocifisso e risorto non illumina il cammino
dell'esistenza”.
Questa
situazione rende la scelta di fede, da un lato, più ardua ed esigente;
dall'altro, più libera e di migliore qualità. Credere è una sfida di profondità e di libertà!
Soprattutto per
questo motivo credo che sia necessario
rivedere seriamente il cammino dell'Iniziazione cristiana dei nostri fanciulli
e dei ragazzi.
L'Anno della
fede raggiungerà il suo scopo se, e nella misura in cui ci impegneremo per dare
maggiore consistenza e profondità al dono prezioso della fede, ne riscopriremo
la bellezza, sperimenteremo la luce e la speranza che immette nella nostra
esistenza, e la testimonieremo con semplicità ed entusiasmo. E’ importante per
rimotivare la fede, che è relazione vissuta con Dio, ricordare, indicare e
percorrere le vie che conducono
all’incontro con Dio.
1. Come prima via, che apre all'incontro con Dio, indico la preghiera. Scegliere di pregare esprime già un atto di credere in Dio. Nella preghiera occorre cercare la relazione con Dio. Proponiamoci, dunque, di dedicare maggior tempo alla preghiera, rinunciando ad altre cose e sollecitazioni, sostenendo la fatica che, talvolta, la preghiera comporta.
Invito il
Consiglio, i gruppi nella parrocchia, le Cappellanie, le catechiste in
particolare, a proporre l'iniziazione alla preghiera nel contesto
dell'Iniziazione cristiana e, per questo progredire tutti nell'arte della
preghiera ed essere testimoni di preghiera. Siamo così chiamati a promuovere
nei gruppi e nelle Cappellanie, oltre la celebrazione eucaristica, varie forme
di preghiera, promosse da voi laici: adorazione eucaristica, pellegrinaggi a
luoghi della fede, liturgia delle Ore, santo rosario.
Lo spirito della
preghiera favorirà una esperienza di comunione, rappacificherà gli animi,
eliminerà le tensioni e trasformerà ogni litigiosità in accoglienza e
comprensione. Soprattutto lo spirito di preghiera saprà favorire forme di
serena collaborazione e senza pretese assurde, comprendere le situazioni,
essere accoglienti, saper orientare bene le richieste varie delle Cappellanie
con le esigenze e i bisogni dell’intera Comunità parrocchiale. Sin da
quest’anno, le Cappellanie, non avendo più un sacerdote al loro servizio pieno,
dovranno saper riconoscere il valore dell’essere una parte del tutto. D’altra
parte la Cattedrale sarà attenta a non spegnere la vivacità e i momenti più significativi
di ciascuna da programmare nel tempo.
2. La fede germina ed è nutrita dall' ascolto della Parola di Dio, ascolto
meditativo che apre alla preghiera. Questa pratica, nella forma ad esempio di
incontri sulla Parola, dovrebbe diventare più frequente. Momenti di ascolto sono da incoraggiare
vivamente in ogni Cappellania e anche insieme ai fanciulli con le loro
famiglie, proposti in Avvento e in Quaresima, per riscoprire l'importanza della
Parola di Dio nella vita e nell’Iniziazione cristiana.
“La Catechesi degli adulti, la proposta dei Centri di ascolto, la celebrazione della
Lectio divina, sono soltanto alcune possibili proposte educative della fede
degli adulti. Possono diventare, queste, veri e propri laboratori della fede,
indispensabili particolarmente nei tempi forti dell’anno liturgico”. ( Mons
Antonazzo, linee pastorali )
Allora perché
non convergere come Consiglio Pastorale e gruppo dei catechisti, ogni Lunedì,
per ascoltare insieme la Parola di Dio? Potrà essere questo un serio impegno? Forse
con un calendario che abbracci anche le Cappellanie, con momenti in Cattedrale
e momenti itineranti nelle varie Cappellanie? Questo potrebbe essere anche uno
spazio privilegiato per i cosiddetti ri-comincianti, cristiani che desiderano
riscoprire la vita di fede, perché solo in questi momenti c’è spazio per la
riflessione – ricerca – conoscenza – creatività.
E poi si tratta
di prendere più seriamente la proposta formativa della Scuola di Formazione
Teologica della Diocesi e i vari incontri in parrocchia e nella Zona. Fa
pensare come dinanzi ad incontri si usa spesso lo stile di essere assenti
ripetutamente privandosi di occasioni straordinarie e uniche per rimotivare il
cammino di fede e di vita ecclesiale.
“Anche la formazione degli Operatori pastorali
favorirà la pastorale dell’evangelizzazione. Pertanto la ripresa dell’attività
dell’Istituto diocesano di formazione teologica “S. Tommaso d’Aquino”
risponderà all’esigenza di formazione di laici che, avendo la prima personale
preparazione a livello parrocchiale e zonale, possono qualificare ulteriormente
il proprio bagaglio teologico-pastorale con la partecipazione ai corsi
dell’Istituto”. ”.( Mons Antonazzo, linee pastorali )
3. L'educazione e la trasmissione della
fede è la finalità del progetto pastorale della Diocesi, focalizzato sul
rinnovamento dell'impianto di Iniziazione
cristiana.
“ A livello pratico, le parrocchie sono tenute
a strutturare il percorso della catechesi per l’iniziazione cristiana, secondo
il progetto catechistico della Chiesa italiana. A partire dalla Prima
Elementare, o dalla Seconda, è indispensabile accompagnare la crescita dei
ragazzi di anno in anno, senza interruzioni. L’anno in cui non si celebra
nessun sacramento non può essere considerato un anno “vuoto” o inutile. Ogni interruzione frantuma
il progetto educativo in atto, e crea
dispersione nelle famiglie e nei ragazzi. E’, questo, uno dei motivi per i quali
diversi ragazzi abbandonano il percorso della catechesi dopo la Prima Comunione,
per poi chiedere direttamente il sacramento della Cresima nell’età giovanile o
adulta, solitamente ormai prossimi al matrimonio, ma senza aver vissuto alcun
cammino di vita cristiana da diverso tempo”.( Mons Antonazzo, linee pastorali )
Vorrei che il
Consiglio si fermasse su queste parole del Vescovo e esprimesse come far
emergere il significato che “ i
sacramenti presuppongono e alimentano la fede”.
Si tratterà di far convergere di più
alcuni itinerari di preparazione in Cattedrale, e con l’attenzione a ciò che è
fattibile nelle Cappellanie, orientarsi al Sabato pomeriggio, intensificando
l’impegno di tutti nell’esperienza catechistica insieme a quella dell’ACR, come
forza di evangelizzazione della nostra comunità parrocchiale.
Questo impegno
si inserisce molto bene nel contesto e negli scopi dell'Anno della fede. Chiederò,
pertanto, ai catechisti di accogliere
con piena adesione e disponibilità la proposta diocesana dell'Iniziazione
cristiana. Qui gli incontri con le famiglie sarà una priorità, soprattutto con
le famiglie dei ragazzi dell’ACR.
4. Una cura particolare va espressa in
riferimento alla celebrazione della
Liturgia e all'educazione alla partecipazione liturgica. È nella
celebrazione liturgica, infatti, che entriamo in contatto vero e reale con il
Signore ed i misteri della sua vita. Siamo chiamati a dare importanza a
quell'itinerario di educazione della fede che è l'Anno liturgico. Se dei passi
avanti sono stati fatti nella partecipazione, molto resta ancora da fare per
una effettiva comprensione della Liturgia e una partecipazione che non sia solo
esteriore e superficiale, ma piena e devota. Si tratterà di ripensare la loro
animazione musicale e la giusta proclamazione della Parola, insieme al decoro
degli sposi liturgici e ed una ministerialità più partecipata. È importante,
inoltre, rimotivare il senso e il grande valore della Domenica. Per gli orari
delle celebrazioni si tratterà di comprendere quali i più opportuni, non in
base alle esigenze di ciascuno, ma secondo un progetto parrocchiale che le
assicurerà con impegno, ma che potranno trovare una loro variazione.
5. La fede opera “per mezzo della
carità" (GaI 5,6)
“Dio è Amore” (1Gv 4 ,8.16) e perciò, il
segno e la testimonianza più limpida e comprensibile da tutti che Lo rivela è
la carità, nel senso di amore come dono di sé, gratuito e disinteressato fino
al sacrificio di sé. La fede richiede di tradursi nei comportamenti e,
anzitutto, nelle opere di carità e di misericordia. Se non ci salviamo per le
opere ma per la fede che si affida a Dio (cf. Ef 2,8s.), tuttavia la fede senza
le opere è morta> (Gc 2,26). E’ importante segnalare e raccomandare ogni iniziativa
e trovare forme di collaborazione tra catechisti e operatori pastorali negli
ambiti della carità, per far conoscere e sperimentare la carità della comunità
cristiana ai ragazzi che stanno completando l'iniziazione cristiana.
Sintonizziamoci
con queste indicazioni e con la preziosa collaborazione di don Patrizio, nostro
vice-parroco, chiediamo allo Spirito
Santo che ci infonda il fervore e il suo entusiasmo.
Don
Alfredo Di Stefano, Parroco