Carissimi
fanciulli,
ho
pensato di scrivervi questa lettera per conoscerci meglio.
Spesso vengo ad incontrarvi durante l'ora del
catechismo, vi attendo il Sabato all'esperienza dell'ACR e ogni Domenica alla
Celebrazione Eucaristica, ma, non riesco ad incontrarvi tutti in questi ed
altri appuntamenti e così non posso conoscervi come vorrei.
Di alcuni di voi conosco i nomi, ma molti ancora non
li ho imparati; di alcuni conosco le famiglie e di altri ancora non ho avuto il
piacere di conoscerle.
Mi piacerebbe sapere tante cose di voi e delle vostre
famiglie e sarebbe bello che anche voi possiate conoscermi.
Tutti senz'altro sapete come mi chiamo, ma questo non
è sufficiente per conoscere una persona. Non siete un po' curiosi? Prima di
fare il prete, don Alfredo, cosa faceva? E' nato prete? Quali sono i suoi
desideri, come vive la sua giornata? I preti non si sposano, allora si sente
solo? Chi pensa a lui?
Vorrei rispondere ad alcune di queste domande.
Quando ero piccolo come voi andavo al catechismo e a
Messa la domenica, mi accompagnavano i miei genitori, andavo a scuola, qualche
volta facevo capricci, mi piaceva giocare e leggere, avevo tanti amici.
Crescendo, ho frequentato le scuole medie e il liceo
scientifico a Sora e poi mi sono iscritto all'Università di Medicina a Roma,
dove ho frequentato i primi tre anni, sostenendo gli esami. Nel frattempo con
alcuni amici ero impegnato in parrocchia, in questa parrocchia, facendo molte
attività, tra le quali il catechismo ai bambini, come i vostri catechisti,
oggi.
Ma nel mio cuore c'erano tante cose nascoste che non
volevo dire a nessuno, tante esigenze che custodivo gelosamente, ma quando ho
incominciato a parlare di tutto questo ad un prete, ho iniziato a capire che la
mia vita era chiamata a seguire una strada diversa da quella del matrimonio,
per potermi dedicare a molte altre persone, per essere disponibile a fare del
bene, una strada diversa da quella del medico, che cura solo il corpo, aiutare
gli altri ad essere felici.
Una frase della Parola di Dio, " c'e più gioia nel dare che nel ricevere"', (
Atti 20,35 ) sosteneva i miei pensieri. Sentivo nella preghiera e nel confronto
con gli altri un desiderio di impegno totale, una gioia quando ero disponibile,
quando andavo a trovare un malato, quando davo il mio tempo per ascoltare
qualcuno.
Da piccolo, devo essere sincero, più di una volta,
avevo pensato di farmi prete, ma poi crescendo, molte cose hanno allontanato
questo pensiero, ma ormai grande, non potevo più fare finta che dentro di me
non ci fosse questo desiderio, che Dio aveva posto sin da piccolo, e dopo
essermi, tante volte confrontato, dopo aver pregato, ho sentito una forza
interiore per dire ai miei genitori che volevo entrare in Seminario e dopo gli
anni di studio sono diventato prete. Vi chiederete quando? Il 19 Aprile del
1986: venticinque anni fa!
Da quel giorno, fino ad oggi, sono stato sempre
contento di questa scelta e ora sono qui con voi a fare il parroco.
Mi chiedo: sarò simpatico come prete? Annoio gli altri
quando dico la Messa? So aiutare le persone a vivere la fede? So coinvolgere
nell'esperienza della Chiesa? La gente mi vuole bene? I bambini mi vogliono
bene?
E' vero, qualche volta insisto su alcune cose: Venite
a Messa! Venite al catechismo! Arrivate puntuali! Non mancate! Fate silenzio!
Non ti vedo da tanto tempo, come mai? Questo perché voglio bene alla gente e mi
piacerebbe, che ogni volta che ci si incontra, possiamo esserci tutti, nessuno
assente, tutti presenti.
E poi voglio bene ai bambini e quando li vedo tutti
presenti al catechismo e alla Messa della Domenica, mi sorridono gli occhi,
sono contento quando pregano, quando posso rivolgermi a loro e dialogare con
l'omelia, dicendo "occhi a me", quando ascoltano i catechisti e
imparano tante belle cose che riguardano Gesù, vedono insieme un film, quando
vengono giocare a pallone sul Campetto, quando passano a trovarmi e io posso
dare a ciascuno di loro una caramella.
Per questo non sono mai solo, molte persone le vedo
ogni giorno e parliamo tanto, qualche volta giochiamo, scherziamo, preghiamo,
cantiamo, prepariamo la Chiesa perché sia sempre bella e accogliente, e tutti
la possano sentire come la loro seconda Casa.
Cari fanciulli sono contento che voi ci siate, che
possiate conoscere, amare Gesù di Nazaret, fare di lui un amico straordinario
che non vi deluderà mai, e questo attraverso le vostre catechiste, che
ringrazio del tempo che vi dedicano, che vi vogliono bene come tante mamme e
sorelle.
Mi auguro, ora
che conoscete qualcosa di più del vostro parroco, che possiate continuare a
venire in Chiesa con gioia, non solo ora che siete piccoli, ma anche da grandi,
così quando sarò più vecchio, posso continuare a chiamarvi per nome e non solo
farvi la prima comunione e la cresima, ma anche sposarvi e battezzare e fare la
comunione ai vostri figli e poi chissà se qualcuno tra voi non pensi anche a
farsi prete da grande, per sostituirmi quando, vecchietto non posso più parlare
e camminare; altri si orientano verso quelle scelte importanti per risolvere i
problemi, le sofferenze dell'umanità; alcuni fanno un pensierino per andare in
missione ed aiutare tanti bambini; molti altri individuano la famiglia come
scelta autentica e coerente?
Vi saluto con tanto affetto e se qualcuno vuole
scrivermi una letterina per parlare di sé mi farà tanto piacere.
Don Alfredo