La divisione interna, la notevole mole, la sua
funzione urbanistica fanno supporre che fosse un Capitolium, anche se i
reperti provenienti dall'area non convalidano del tutto quest'ipotesi.
Una seconda campagna di scavo nella zona retrostante
ha messo in luce un'altra struttura templare a 4 m, più in alto e divisa dal
primo tempio da una strada basolata larga 4 m; il secondo edificio, individuato
per una lunghezza di 15 m, poggia su di un medesimo stilobate modanato ed è in
opera quadrata lavorata con faccia a vista.
La strada è in asse con le via XI Febbraio, Terenzi,
Gelsi, Pianello, e corre parallelamente al Corso de' Volsci.
Sotto il Vescovado, lavori di riattamento e sgombro
hanno posto in evidenza altre sostruzioni in opera quadrata e archi a spinta,
destinati a sostruire un altro edificio di pertinenza dell'area culturale
oppure a terrazzare e contenere il colle a sorreggere una scalea d'accesso al
secondo tempio.
Appartengono a questa fase l'altare modanato
con iscrizione dedicatoria a Marte, un donario e le sue monete, frammenti
fittili di antefisse, rilievi fittili di Potnia Theròn, un frammento marmoreo
con rilievo di Ercole, altri frammenti di altari modanati, di rocchi di colonna
e di elementi architettonici.
Più tardi, secondo il consueto sincretismo cultuale
che si nota per molte chiese, il tempio fu trasformato da pagano a cristiano.
Documenti epigrafici, archivistici ed artistici attestano che nell'altomedioevo
il passaggio è già avvenuto; ma la chiesa ha subito nel corso dei secoli tali
ampliamenti, distruzioni e incendi che ne hanno alterato l'originaria
fisionomia, restituendoci oggi un monumento che è una mescolanza di stili,
epoche e destinazioni d'uso. Già alla fine del sec V Sora era sede vescovile;
forse risale proprio a quell'epoca la riattazione del tempio pagano.
La chiesa paleocristiana ricalcò in parte il
perimetro del precedente tempio, ne riutilizzo e conservo la struttura
tripartita ricavando dalla divisione interna del tempio pagano una doppia fila
di 4 pilastri di sostegno delle 3 navate, sormontate da archi ogivali, come
rivelerà, secoli più tardi, l'incendio del 1916.
L'edificio era più angusto rispetto all'attuale: il
taglio verticale a circa due metri dal portale laterale, messo in evidenza
dall'intervento di restauro del 1977, documenta la sua lunghezza
nell'altomedioevo.
All'interno, lo spazio nel fondo era suddiviso in
tre absidi, la centrale occupata dal presbiterio e le laterali da cappelle. Le
coperture erano lignee con tettature piane, la facciata a capanna on tre
portali ad arco di cui il centrale più ampio; tre monofore per lato
illuminavano l'interno.
La chiesa su di un sagrato antistante nello spazio
lasciato libero dal pronao del tempio pagano. L'accesso era consentito dalla
stessa scalea romana.
Sora ebbe il tragico destino di tutte le città di
confine e perciò fu dilaniata da feroci lotte tra fautori dell'autorità
pontificia e di quella imperiale. Nel 1103 durante l'occupazione normanna, Sora
fu bruciata, e anche la chiesa di S.Maria andò distrutta. L'iscrizione latina
posta sull'architrave e gli stipiti del portale ricorda l'intervento di
restauro, l'ampliamento della struttura preesistente e la dedicazione a S.Maria
Assunta in Cielo, ufficialmente avvenuta il 9 ottobre 1155 quando papa Adriano
IV solennemente consacrò la chiesa.
L'edificio era stato allungato di 8 metri, fornito
di nuove monofore, due nelle navate laterali e due nella facciata. Appartengono
a questo periodo il leone stiloforo in pietra ed alcuni capitelli. Purtroppo la
distruzione del 1156 ad opera di un signorotto locale ma, soprattutto, quella
ordinata dall'imperatore Federico II il 28 ottobre 1229, con cui si intendeva
punire l'orientamento filo-angioino di Sora e del suo Capitolo, segnò la rovina
e la decadenza dell'edificio, nonostante che inseguito papa Gregorio IX, nel
1236, chiedesse a Federico II che fosse permessa la riparazione di S.Maria.
Nel 1250, per volontà testamentaria di Federico II,
fu concesso di ripristinare la chiesa, anche grazie al generoso lascito da
parte di Luca, Vescovo di Sora.
Risale alla fine del XIII sec. la costruzione del
campanile, meno alto di un piano rispetto ad oggi. La campana fusa al tempo del
vescovo Andrea Masarone nel 1321 testimonia che in quel periodo era già stata
costruita la torre campanaria ove fu alloggiata una seconda campana nella metà
del sec XV.
L'altare maggiore della cattedrale fu consacrato nel
1373 e posto nel mezzo della chiesa. Sono del medesimo periodo un capitello e
numeroso materiale lapideo raffigurante stemmi vescovili, civili e sacri.
Il XV fu un secolo di decadenza per la Cattedrale,
tanto che un vescovo, Giacomo d'Antiochia, abbandonò la sede episcopale sorana
per il palazzo di Sant'Arcangelo in Arpino, forse più confortevole di un
edificiuo divenuto un baluardo difensivo, come dimostra la costruzione di un
torrione a pianta circolare.