Sora in età protostorica era abitata dai Volsci,
cioè pastori, che perciò prediligevano, per i propri insediamenti, territori
premontani bagnati da corsi d'acqua e con ottime possibilità di comunicazione,
lungo le tradizionali traiettorie dell'alpeggio e della transumanza, con la
Marsica e il basso Lazio.
L'infiltrazione e poi la conquista romana dal IV
secolo a.C. in poi decretò la fine dell'indipendenza e della cultura volsca
anche se sopravvissero per molti anni i culti e le attività che furono in parte
assorbite dai conquistatori.
A ridosso del colle doveva esistere un'area sacra
dedicata a divinità autoctone, così come dimostra io materiale epigrafico ed
archeologico rinvenuto; del resto, anche sul colle, a breve distanza da qui, in
località Rava Rossa, si possono ancora notare due edicole votive nel santuario
rupestre dedicato a Silvano ed Ercole, a cui erano sacre le selve e la pastorizia.
I Romani, com'era nella loro mentalità, assimilarono
le divinità locali e assoggettarono economicamente e politicamente i Volsci.
Sull'antica area sacra, rialzando il piano grazie a
poderose opere di sostituzione, costruirono un grandioso tempio che la
preminenza di una posizione elevata e di una collocazione urbanistica di
particolare rilievo resero monumento e segno tangibile del potere romano.
La deduzione di una colonia di 4000 uomini nel
303 è il terminus post quem datare tale costruzione. Essa si avvaleva di
una formidabile e prestigiosa "quinta scenografica", il colle allora
ricoperto di fitta boscaglia, e si erigeva su uno dei due fori, in posizione
eccentrica rispetto all'abitato, all'inizio della via di comunicazione con
l'Abruzzo; all'altro capo della strada, nel territorio dei Marsi, nello stesso
nno fu colonizzata anche Alba Fucens, dove fu costruito un tempio di simile
importanza e collocazione.
Anche Sora da quel momento mutò aspetto: l'antico
abitato volsco che si inerpicava sulle pendici del colle, confidando nella
protezione naturale offerta dall'altura e dall'ansa del fiume, ora che la
"pacificazione" romana rendeva inutile ogni fortificazione, fu
ampliato e regolamentato dall'impianto ad assi ortogonali della castrametatio,
così come in altre città romanizzate. Le due vie principali, il decumanus
e il cardo, oggi Corso de' Volsci e Via Deci, non si limitarono a
servire Sora, ma si prolungarono fuori città conducendo, a nord, all'Abruzzo,
ad est, al Sannio, a sud, al Latium vetus; era così saldata la
comunicazione con la via Latina e la via Valeria.
Il tempio si innalzava proprio presso l'incrocio
delle strade principali, su di un'area di rispetto destinata al mercato, il forum
boarium, oggi Piazza Indipendenza, sede di fiera ed esposizione di bovini
ed ovini fino a pochi decenni fa.
Esso ebbe probabilmente fasi diverse: al primitivo
sacello dedicato a divinità agro-pastorali come Ercole, Diana, Marte, si
sovrappose un Capitolium, cioè un edificio tradizionalmente consacrato
alla triade capitolina, Giove, Giunone e Minerva, a testimonianza della
trasformazione politica e religiosa della città e del completo assoggettamento
a Roma, sancito ancora nel 44 a.C. e nel 126 d.C con nuove deduzioni coloniali.
L'edificio venne a sorgere, così come prescriveva
Vitruvio, in excelsissimo loco, cioè sul rialzo naturale e su
un'imponente opera di sostruzione a contenimento delle frane, in funzione
preminente rispetto al forum, di cui lambiva il lato occidentale.
Esso era orientato grossomodo est-ovest e poggiava
su di un notevole e caratteristico podio modanato visibile nei lati più
frequentati. L'accesso al tempio era permesso da una gradinata sulla fronte
orientale, sostruita da terrapieni ancora visibili e da un'altra rampa
laterale.
Il perimetro della chiesa attuale e del tempio
coincidono (m. 24 x 36). L'alzato è ben coservato nella parete di fondo e in
quella settentrionale.
In base ai canoni architettonici romani e alle
dimensioni della base delle colonne e della larghezza del tempio, l'altezza dell'edificio
doveva essere di almeno 8 metri.
Sotto il pavimento attuale si estende il lastricato
del tempio costituito la lastre rettangolari di compatto calcare di montagna in
cui i sondaggi di scavo hanno individuato 5 imóscapi la cui collocazione lascia
desumere che il tempio aveva una struttura tripartita e tricellulare con pronao
tetrastilo in antris.