L’intervento sulla sanità deciso dal Presidente della Regione incide significativamente sul settore privato. Ben 22 cliniche dovranno chiudere entro il 31 dicembre di questo anno. Nel nostro territorio sono quattro: a Sora (Villa Gioia), Isola del Liri (Casa di cura Santa Teresa) e a Cassino (Sant’Anna e Villa Serena). La decisione è assurda sotto diversi profili. L’intervento dimostra i limiti di un’ideologia che non solo osteggia la libera iniziativa privata, ma che anche impone al cittadino di rivolgersi solo dove vogliono gli Organi centrali.
Insomma, è inaccettabile che un imprenditore dopo aver speso anni della propria vita a creare, avviare e accreditare una struttura sanitaria debba subire un così ingiusto sopruso per mezzo di una “semplice” delibera, una firma su un foglio di carta e via. Anni e anni di lavoro di personale specializzato in fumo. E i fruitori del servizio? I lavoratori? La struttura sanitaria? L’impegno profuso dall’imprenditore? È come se con un colpo di spugna tutto debba scomparire. Come se nulla è stato.E poi, perché un libero cittadino deve rivolgersi alle strutture sanitarie che decide il politico? Può legittimamente farsi curare da una struttura privata? Forse si rivolge proprio a una struttura privata perché è li che trova più assistenza. No, si sostiene che quelle con un numero di posti letto inferiore a 90 debbano chiudere. E questo è un altro profilo di criticità della decisione. Vi sembra questo un criterio che può essere seguito? Cosa significa chiudere una struttura perché ha un numero di posti letto inferiore a 90. Non significa nulla è un criterio sciocco, sbrigativo, quantitativo, che prende in esame valori assoluti. Perché non si ricorre ad altri indicatori, come la bassa qualità degli interventi, i lunghi tempi di risposta, l’insoddisfazione degli utenti sul servizio. Faccio un esempio una struttura che ha 50 posti letto, svolge un’intensa attività di day hospital e trattiene le persone lo stretto tempo necessario, può essere considerata meno efficiente di una grande struttura che ricovera le persone per un’operazione e le parcheggia nei letti per settimane in attesa che la sala operatoria sia libera?
Ma certo, elaborare indici di qualità forse significa aprire a possibili verifiche delle prestazioni ed andare verso un sistema di trasparenza e quindi di controllo delle prestazioni rese dalle strutture sanitarie. Ma questa sarebbe un’altra storia. Perché non dobbiamo sapere se una certa clinica o un certo ospedale è efficiente o meno. Perché non possiamo accedere ad internet e verificare nel Lazio quali sono le strutture più efficienti per una certa patologia? Questa è la strada da intraprendere per rendere efficiente la Sanità regionale. Non il taglio indiscriminato basato su analisi fatte su carta.
di Mons. Alfredo Di Stefano