Carissimi,
mi chiedo: è possibile uscire dalla situazione
frustrante nella quale si trova la nostra catechesi?
Come comunità parrocchiale siamo in grado ancora di
comunicare il Vangelo, di proporre la fede, dentro un mondo che cambia?
Cosa dobbiamo cambiare nel nostro impianto
catechistico e pastorale?
Credo siamo chiamati ad un grande esercizio di
ascolto e di disponibilità per individuare, insieme alla nostra chiesa
diocesana, la strada del cambiamento, in profonda fedeltà con lo spirito della
nostra Chiesa italiana.
Il nostro Vescovo, insieme a tutti i Vescovi delle
comunità ecclesiali in Italia, sentono che non è più possibile continuare con
la prassi ordinaria di iniziazione cristiana nei termini con i quali è stata
ereditata e continua ad essere applicata nella quasi totalità delle Parrocchie
italiane, ci è richiesta intelligenza, creatività e coraggio.
- È possibile avviare un progressivo cambiamento partendo dalla prima/seconda elementare, con un gruppo e condurli all'età di 11 anni ove poter ricevere insieme Confermazione ed Eucaristia?
- È possibile coinvolgere più direttamente le famiglie e la Comunità negli anni dei Sacramenti?
- Come trovare o ritrovare i luoghi di trasmissione della fede?
- Come valorizzare l'Eucarestia della Domenica, chiedendo ai ragazzi e alle loro famiglie e alla comunità il recupero della propria identità di fede e la propria appartenenza ecclesiale?
Cosa è possibile fare?
- Stabilire un obiettivo "segreto": quest'anno ci occupiamo di questi ragazzi, ma abbiamo come obiettivo di portare una parola di Vangelo ad almeno uno dei loro genitori.
- Curare incontri già in atto con i genitori, cambiando logica (non tanto spiegare loro i sacramenti che ricevono i loro figli, ma annunciare loro il Vangelo). La massima cura va portata a preparare bene questi incontri.
- Coinvolgere alcune persone adulte nel percorso per ragazzi. Svolgere, cioè, il ruolo di tessitori del grembo materno della Chiesa.
- non lavorare più da soli, ma in equipé (il catechista, un giovane animatore, in genitore che accetta...)
- Puntare a qualificare, almeno una volta al mese, la messa domenicale, trasformando la messa in giorno del Signore.
Sono piccoli passi, tutti permettono di stare
creativamente dentro una situazione tradizionale e quindi di muovere già
qualche pedina.
In questi piccoli passi però, sono racchiuse due
grandi prospettive (che mi sembrano ormai irrinunciabili): l'adulto al centro e
la realtà del primo annuncio.
- Progressivamente non ci occuperemo più soltanto dei ragazzi, ma anche e soprattutto degli adulti. Progressivamente sposteremo il perno di appoggio della nostra catechesi: non i ragazzi ed eventualmente, tramite loro qualche genitore, ma gli adulti e tramite loro le nuove generazioni.
- Progressivamente diventerà decisiva non una prospettiva di catechesi per persone che hanno già la fede, ma il coraggio di un primo annuncio, del racconto della pasqua del Signore per suscitare la fede. Proprio questa prospettiva del primo annuncio può diventare la dimensione trasversale di tutte le iniziative di catechesi e farci uscire da un modello di pastorale e di iniziazione proprio di una società che non c'è più.
Siamo disposti a percorrere insieme questo cammino?
Esso richiederà una conversione nell'essere catechisti e nel fare catechesi.
Don Alfredo Di Stefano
Parroco