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PIETRE VIVE PER UNA CHIESA SANTA


Lettera alle Comunità Parrocchiali

“Avvicinandovi a Cristo, pietra viva,
quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale.
Un tempo eravate non-popolo, ora invece siete popolo di Dio (1Pt 2)

Carissimi fedeli e amici,

voi siete la Chiesa di Dio che vive visibilmente nella comunità degli uomini e delle donne d’oggi.   Siete il popolo di Dio, formato da tutti i battezzati che vivono la gioia della fede, in comunione con i propri pastori, per essere segno di speranza attraverso la testimonianza credibile della carità.


In comunione con il  Vescovo e con i vostri Sacerdoti

La Chiesa universale, Corpo mistico di Cristo, si rende concretamente presente e visibile nella comunità parrocchiale che vive in piena comunione con il proprio Vescovo. Senza la comunione con i propri pastori, non c’è comunione con Cristo, e non si costruisce la Chiesa.

E’ suggestivo il testo della Sacrosanctum Concilium, al n. 42, dove si dice:
“Poiché nella sua chiesa il vescovo non può presiedere personalmente sempre e ovunque l’intero gregge, deve necessariamente costituire delle assemblee di fedeli, tra cui hanno un posto preminente le parrocchie organizzate localmente sotto la guida di un pastore che fa le veci del vescovo: esse rappresentano in certo modo la chiesa visibile stabilita su tutta la terra”.

Fa eco un altro brano del Concilio, dove si dice che i sacerdoti nelle singole comunità locali di fedeli “rendono in un certo modo presente il Vescovo, cui sono uniti con animo fiducioso e grande. Essi, sotto l'autorità del vescovo, santificano e governano la porzione di gregge del Signore loro affidata, nella loro sede rendono visibile la Chiesa universale e portano un grande contributo all'edificazione di tutto il corpo mistico di Cristo” (Lumen Gentium 28).

Pertanto, ogni parrocchia, cellula viva nella costruzione della comunione ecclesiale, può dire di se stessa, con stupore: Siamo Chiesa di Dio!

Le Aggregazioni ecclesiali, fermento della nuova evangelizzazione

La Parrocchia è chiamata ad essere  una “comunione di comunità”, che si costruisce nell’intreccio tra l’ordito della comunione e la trama della corresponsabilità.

Ecco allora il mio abbraccio fraterno a tutte le aggregazioni ecclesiali. Grazie d’esistere!

La parrocchia vive oggi come “articolazione di comunità intermedie”. E’ vitale che essa si suddivida in “piccoli gruppi” o “piccole comunità ecclesiali” che le assicurano creatività, originalità, impatto più rapido e immediato col mondo e con i suoi problemi.

Don Tonino Bello in una conferenza sulla Parrocchia nel 1982, proponeva tre validi motivi per dover articolare la parrocchia in piccole comunità:
“Anzitutto i gruppi offrono alla parrocchia un’esperienza autentica di vita comunitaria vissuta in profondità…In secondo luogo i gruppi, all’interno della parrocchia offrono l’aggancio ai bisogni e alle esigenze concrete della vita. I gruppi ecclesiali particolarmente attenti alla vita, sanno portare alla parrocchia le esigenze, i bisogni concreti delle situazioni…In terzo luogo i gruppi hanno la possibilità di offrire in termini concreti o profetici dei servizi all’interno delle comunità e del territorio urbano. Pensate al gruppo dei catechisti.  Pensate al gruppo Caritas nelle sue diverse sfaccettature. Pensate al gruppo per il reinserimento sociale ed ecclesiale degli handicappati mentali. Pensate al gruppo del volontariato per gli anziani. Pensate al gruppo missionario con la sua ansia di allargare le visioni parrocchiali al di là del campanile. Pensate ai gruppi di ACR e dell’AC. Pensate ai gruppi familiari. Pensate ai gruppi di promozione umana”.

Il sacerdote, nel contesto di una parrocchia così articolata,  ha il particolare carisma di servitore dell’unità.

Le Confraternite, comunità di adulti nella fede e credenti nella vita

Con particolare affetto, ammirazione e fiducia, guardo alla ricca presenza delle Confraternite, apprezzando la viva partecipazione di molti fedeli laici alla vita liturgica e alle pratiche della devozione popolare.  

Voi Confratelli e Consorelle siete i  custodi della pietà popolare, così ben radicata e ramificata nella vostra vita ordinaria. Le indicazioni pastorali della Chiesa chiedono che la presenza e le iniziative delle Confraternite evitino ogni forma di contrapposizione o di isolamento, e si inseriscano saggiamente nella vita parrocchiale e diocesana.          
                                                                                                         
La vocazione peculiare delle Confraternite è quella di garantire la fusione armonica del messaggio cristiano autentico con la cultura di un popolo che si incarna nelle diverse manifestazioni della pietà popolare.

Allo stesso tempo, bisogna “porre rimedio a eventuali carenze e difetti della pietà popolare…porla in contatto fecondo con la parola del Vangelo” (Direttorio Pietà popolare, 66).        
      
Il Beato Giovanni Paolo II, parlando proprio ai Vescovi dell’Abruzzo, affermava che è necessario “evangelizzare” la pietà popolare; e solo questo “la libererà progressivamente dai suoi difetti; purificandola la consoliderà, facendo sì che ciò che è ambiguo acquisti una fisionomia più chiara nei contenuti di fede, speranza e carità” (AAS 78/1986-1142).

La Comunità parrocchiale, “famiglia di famiglie”

Dalla comunione in famiglia, e dalla comunione tra famiglie cresce, prende vigore, e si edifica la grande famiglia parrocchiale, la Chiesa.

Carissime Famiglie, voi siete la più bella invenzione di Dio-Trinità!
Voi siete riflesso di Dio-Amore, e rivelazione del suo intimo Mistero.

L’evangelizzazione della Famiglia è un impegno ecclesiale prioritario nel programma pastorale della Chiesa. Ed è nel contesto di una vivace pastorale della famiglia che si innesta in modo fruttuoso ed efficace anche l’iniziazione cristiana dei ragazzi, la pastorale giovanile, la pastorale vocazionale, etc.

La famiglia, Chiesa domestica, è la cellula fondamentale della comunità civile ed ecclesiale. E’ la comunità educante originaria, e perciò insostituibile.

E’ necessario credere alla famiglia, credere nella famiglia, credere in famiglia.

“Credere alla famiglia” significa che non esiste alternativa alla famiglia, se vogliamo sperare ancora nella costruzione di una società sana e robusta. E a questa verità aderiscono tutti gli uomini onesti e retti nella mente e nella coscienza, al di là del proprio credo religioso.

“Credere nella famiglia” significa accoglierla come “mistero”, cioè progetto di Dio. E’ Lui che ha creato l’uomo e la donna per una reciproca e indissolubile comunione di amore e di vita. Questa è la vera e unica condizione della felicità nuziale e del compimento di ogni bella aspirazione familiare.

“Credere in famiglia”, infine, significa recuperare il suo alto compito educativo alla fede, alla conoscenza dell’amore di Dio, all’incontro personale con Gesù vivo. La famiglia è il primo laboratorio della fede.

I Ragazzi e i Giovani, germogli di una continua primavera

I ragazzi sono sempre una bella opportunità per evangelizzare anche gli adulti. Infatti, la gran parte delle nostre famiglie chiedono i sacramenti per i loro figli. Ringraziamo il Signore di questo riferimento alla parrocchia: non dobbiamo respingere nessuno, ma saper dialogare con tutti. La formazione cristiana dei ragazzi in parrocchia resta un anello prezioso di contatto e di aggancio. Ma resta indispensabile la contiguità tra la formazione cristiana dei ragazzi e il coinvolgimento delle rispettive famiglie.

Con particolare simpatia sono vicino a tutti voi, carissimi giovani, credenti e non credenti, praticanti o lontani dalla comunità cristiana anche se battezzati.           
                                                       
Voglio fare miei i desideri di s. Giovanni Bosco, grande educatore e modello dei giovani: “Basta che siate giovani perchè io vi ami assai…Qui con voi mi trovo bene: è proprio la mia vita stare con voi…Fate conto che quanto io sono, sono tutto per voi”.            
                                        
Conosco e ammiro il vostro esuberante entusiasmo, ma anche le tante difficoltà e amarezze. Vivete una difficile stagione a motivo della frammentazione sociale, dell’incertezza sul futuro, della mancanza di lavoro, la poca valorizzazione delle vostre risorse intellettuali; vivete anche difficoltà culturali, dovute ad un pluralismo di idee, di pensiero e di opinioni che spesso gettano nella confusione, in nome di una distorta idea di tolleranza e di rispetto che tende a dare lo stesso valore e cittadinanza etica a qualsiasi idea o dottrina.       
                                           
A volte vivete anche la fatica affettiva dovuta alla crisi di situazioni familiari, e alla conseguente solitudine che affligge diverse storie di giovani, fino alla deriva dell’insignificanza e del nichilismo esistenziale. Siete messi alla prova anche dal dominio del relativismo etico che tende a banalizzare il significato morale di alcune scelte e comportamenti che, invece di promuovere, degradano e deturpano la vostra dignità e la vostra vocazione umana e soprannaturale.
Non cedete ai mercanti di illusioni, di inganni, di evasioni irresponsabili, e di disimpegno troppo disinvolto e sbrigativo: sono solo mercenari che sfruttano la vostra vita per i propri interessi. Fate in modo che ci sia sempre spazio per i vostri sogni, per i vostri progetti, per il vostro domani.                                                             Se ci sarà speranza per il vostro futuro dipenderà anche da voi, a condizione che sappiate coniugare l’esercizio della vostra libertà con la responsabilità di fronte alle grandi e importanti scelte della vita.
Un saluto, un abbraccio, la mia preghiera                                
So bene che nelle vostre comunità parrocchiali vivono molti anziani, ammalati provati da gravi sofferenze, fratelli e sorelle diversamente abili, e anche numerosi immigrati: sentitemi vicino a tutti. E a ciascuno vorrei consegnare una parola di fiducia e di incoraggiamento. Spero di incontrarvi personalmente quanto prima, e potervi stringere la mano come alleanza di amicizia, di affetto, di paterna e amorevole presenza in mezzo a voi.
Vi custodisca e vi conforti l’amore forte del Signore, di cui è segno la mia benedizione su ciascuno.

                                                                                                          + don Gerardo Antonazzo




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