Le
braccia sono tese lievemente in alto. Tutta la composizione tende alla
sospensione, e la sindone si apre con una corazza di crisalide. La presenza
della mano, come orma, sta a ricordarci della nuova substantia del corpo del
Cristo: quella gloriosa, ma allo stesso tempo, nell'economia del modellato, la
necessità di un vuoto per bilanciare la masssìa piena delle chiome. Il volto
del Cristo è sereno, tenero di nuova vita. La brezza lieve muove le sue chiome
e la barba come siepe di teneri germogli. In qualche modo la scena ricorda
quella della "Nascita di Venere" del Trono Ludovici, una divinità
anche Lei, certo di altro universo. Il Cristo sorge dall'inviluppo della
sindone, libero dal peso della materia, e torna vittorioso, splendente come il
giovinetto sole, dopo aver attraversato la lunga notte dell'oceano.