L'edificio venne a sorgere, così come prescriveva
Vitruvio, in excelsissimo loco, cioè sul rialzo naturale e su
un'imponente opera di sostruzione a contenimento delle frane, in funzione
preminente rispetto al forum, di cui lambiva il lato occidentale.
Esso era orientato grossomodo est-ovest e poggiava
su di un notevole e caratteristico podio modanato visibile nei lati più
frequentati. L'accesso al tempio era permesso da una gradinata sulla fronte
orientale, sostruita da terrapieni ancora visibili e da un'altra rampa
laterale.
Il perimetro della chiesa attuale e del tempio
coincidono (m. 24 x 36). L'alzato è ben coservato nella parete di fondo e in
quella settentrionale.
In base ai canoni architettonici romani e alle
dimensioni della base delle colonne e della larghezza del tempio, l'altezza
dell'edificio doveva essere di almeno 8 metri.
Sotto il pavimento attuale si estende il lastricato
del tempio costituito la lastre rettangolari di compatto calcare di montagna in
cui i sondaggi di scavo hanno individuato 5 imóscapi la cui collocazione lascia
desumere che il tempio aveva una struttura tripartita e tricellulare con pronao
tetrastilo in antris.
La divisione interna, la notevole mole, la sua
funzione urbanistica fanno supporre che fosse un Capitolium, anche se i
reperti provenienti dall'area non convalidano del tutto quest'ipotesi.
Una seconda campagna di scavo nella zona
retrostante ha messo in luce un'altra struttura templare a 4 m, più in alto e
divisa dal primo tempio da una strada basolata larga 4 m; il secondo edificio,
individuato per una lunghezza di 15 m, poggia su di un medesimo stilobate
modanato ed è in opera quadrata lavorata con faccia a vista.
la strada è in asse con le via XI Febbraio,
Terenzi, Gelsi, Pianello, e corre parallelamente al Corso de' Volsci.
Sotto il Vescovado, lavori di riattamento e sgombro
hanno posto in evidenza altre sostruzioni in opera quadrata e archi a spinta,
destinati a sostruire un altro edificio di pertinenza dell'area culturale
oppure a terrazzare e contenere il colle a sorreggere una scalea d'accesso al
secondo tempio.
Appartengono a questa fase l'altare modanato con
iscrizione dedicatoria a Marte, un donario e le sue monete, frammenti fittili
di antefisse, rilievi fittili di Potnia Theròn, un frammento marmoreo con
rilievo di Ercole, altri frammenti di altari modanati, di rocchi di colonna e
di elementi architettonici.
Più tardi, secondo il consueto sincretismo cultuale
che si nota per molte chiese, il tempio fu trasformato da pagano a cristiano.
Documenti epigrafici, archivistici ed artistici attestano che nell'altomedioevo
il passaggio è già avvenuto; ma la chiesa ha subito nel corso dei secoli tali
ampliamenti, distruzioni e incendi che ne hanno alterato l'originaria
fisionomia, restituendoci oggi un monumento che è una mescolanza di stili,
epoche e destinazioni d'uso. Già alla fine del sec V Sora era sede vescovile;
forse risale proprio a quell'epoca la riattazione del tempio pagano.
La chiesa paleocristiana ricalcò in parte il
perimetro del precedente tempio, ne riutilizzo e conservo la struttura
tripartita ricavando dalla divisione interna del tempio pagano una doppia fila
di 4 pilastri di sostegno delle 3 navate, sormontate da archi ogivali, come
rivelerà, secoli più tardi, l'incendio del 1916.
L'edificio era più angusto rispetto all'attuale: il
taglio verticale a circa due metri dal portale laterale, messo in evidenza
dall'intervento di restauro del 1977, documenta la sua lunghezza
nell'altomedioevo.
All'interno, lo spazio nel fondo era suddiviso in
tre absidi, la centrale occupata dal presbiterio e le laterali da cappelle. Le
coperture erano lignee con tettature piane, la facciata a capanna on tre
portali ad arco di cui il centrale più ampio; tre monofore per lato
illuminavano l'interno.
La chiesa su di un sagrato antistante nello spazio
lasciato libero dal pronao del tempio pagano. L'accesso era consentito dalla
stessa scalea romana.