Abbiamo posto a don Alfredo Di Stefano,
rettore del Seminario di Sora, alcune domande sulla prossima ordinazione di don
Giuseppe Basile e don Lorenzo Vallone, che sarà celebrata sabato 25 maggio
prossimo, nella Cattedrale di Sora
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In questi
tempi è ancora di attualità la vocazione sacerdotale ?
E’ troppo
chiaro e ovvio che, finchè Cristo è attuale, la vocazione di coloro che sono
chiamati a continuarne il ministero sulla terra non può subire l’usura del
tempo.
Per questo, il
diventare prete di don Giuseppe e di don Lorenzo dice il desiderio di Dio, che
vuole il suo sacerdote oggi, come l’ha sempre voluto, secondo gli indirizzi
della Chiesa. Essa, attraverso il Concilio, lo ha indicato come un uomo che
dilata il suo cuore su orizzonti vasti, che ha una visione universale delle cose, che sa entrare
in dialogo con il mondo.
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Chi sono
e quali esperienze caratterizzano i due futuri preti ?
Don Giuseppe e
don Lorenzo sono prima di tutto adulti di alto spessore umano e culturale. I
loro percorsi li individuano responsabili nella serietà della scelta e nella
credibilità della testimonianza. Essi che sono radicati nel nostro territorio
per scelta di vita, diventeranno un punto di riferimento per molti, giovani e
meno giovani, che cercano orientamenti e risposte a quel malessere sociale che
caratterizza anche la nostra terra. E questo, con la parola del Vangelo che
chiede di essere comunicata e annunciata a ciascuno, per una dignità e libertà
da riconquistare e per un futuro ricco di speranza.
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Essere
preti. Con quale stile ?
Il nostro
territorio sta cambiando: essi dovranno ascoltare prima di tutto le voci
inespresse di molti, ad esempio i più poveri e i più lontani dalla Chiesa, e
con coraggio osare di più. Saper individuare, accanto alla celebrazione delle
messe - fatte con stile dignitoso e sobrio- proposte e itinerari nuovi
soprattutto per le famiglie che vivono un tempo di disorientamento, recuperando
l’attenzione alle varie professionalità, per aiutare a vivere bene le scelte
lavorative e quelle di vita, presupposti per una serena convivenza e per un
benessere personale e sociale.
A loro
auguriamo un ministero ricco di entusiasmo, per animare il territorio dello
spirito più bello dell’essere cristiani.